Caro Vendola, non mi hai convinto…

Ilva-Taranto-foto_0il Fatto Quotidiano ha pubblicato una telefonata tra Nichi Vendola e Girolamo Archinà, il pr della famiglia Riva, longa manus nella gestione dell’Ilva.
In un altro video Repubblica mostra Archinà che per difendere il suo padrone Emilio Riva dalle domande imbarazzanti sui tumori a Taranto causati dalle esalazioni dell’azienda strappa il microfono al cronista Luigi Abbate.
Un atteggiamento padronale e arrogante nei confronti di un giornalista che faceva il suo mestiere. Faceva domande.
La telefonata nella quale si sente il Presidente della Puglia Nichi Vendola parlare con Archinà  prima ancora che politicamente scandalosa è umanamente penosa.
Al netto delle speculazioni (Nichi Vendola non ride sui morti di tumore), al netto del fatto che in una telefonata personale si parla in modo molto diverso che in un comizio pubblico e mettendoci pure una sincera preoccupazione per i posti di lavoro a rischio (anche la Fiom sulle pressioni a Vendola ha qualcosa da dire?), resta la netta sensazione di un ruolo ancillare del Presidente della Puglia nei confronti di Riva.
Il tono di Archinà è secco, deciso, quasi inquisitorio, soprattutto quando rinfaccia al Governatore il comportamento del Direttore dell’Arpa pugliese che si è messo di traverso: “Tutto è appoggiato sulla scivolata del nostro stimato amico Direttore…”,
Archinà ha sempre il tono che caratterizza gli uomini oscuri: dice quel che deve dire, a volte direttamente, a volte per immagini, come quando rispondendo a Vendola che giustifica le sue assenze con un viaggio in oriente gli dice che si meraviglia che parli ancora italiano visto che è sempre in Cina a fare affari… Cosa intende Archinà? Sta solo ricordando a Vendola che può andare in giro dove vuole ma lì deve tornare, in Puglia, e in Puglia c’è l’ILVA…

Il tono di Vendola invece è docile, imbarazzato, premuroso, fa le risatine (Archinà non ride mai…), vuol far sapere che “non si è defilato” ed è preoccupato che il messaggio arrivi a Riva.
Le sue risate per compiacere Archinà elogiando il suo “scatto felino” per strappare il microfono al cronista in realtà poco aggiungono a questo quadro, se non una punta in più di tristezza. Anche perchè sono convinto che pure quelle fossero false. Vendola quando ha visto il video della conferenza stampa secondo me non ha riso: si è preoccupato perchè la situazione gli stava sfuggendo di mano e allora si è precipitato a tranquillizzare i Riva blandendo Archinà, spingendosi fino ad infamare un giornalista reo di fare il suo mestiere (un “provocatore”) pur di compiacerlo.

Fin qui la storia.
Adesso veniamo alle reazioni: Vendola è stato zitto tutto il giorno, poi ha redatto una nota in cui parlando di “operazione lurida” smentisce di aver riso dei morti di tumore ( e su questo ha perfettamente ragione). Definisce quella del Fatto una strumentalizzazione e annuncia querela: si giustifica dicendo che rideva dello “scatto felino”, rideva insomma della prepotenza nei confronti del giornalista. Successivamente, intervistato da Repubblica, ammette che riascoltandosi ha provato un po’ di vergogna e quest’ammissione gli fa onore.
Sulla “sudditanza psicologica” nei confronti di Archinà però manco una parola.
Ovviamente tutta la dirigenza di partito si è schierata a difesa di Vendola: più che una riflessione un riflesso condizionato, in ossequio alla più che centenaria tradizione liturgica dei partiti di sinistra nei confronti del  leader di turno. Per trovare un dirigente critico bisogna guardare a quelli che stanno in silenzio. La critica, dentro l’apparato, è il silenzio.
Molto più vivace la situazione tra i militanti e/o simpatizzanti, anche tra quelli che svolgono incarichi elettivi in enti locali sotto le bandiere di Sel: non manca chi difende appassionatamente Vendola e ci mette la faccia, prevale però un forte senso di delusione, l’ennesima botta in testa, perchè al di là delle posizioni politiche quello che ci si aspetta sempre è l’onestà intellettuale nei comportamenti. Tra quello che si dice in piazza e quello che si dice al telefono in privato può esserci un differente linguaggio e a volte anche qualche scivolone rispetto al politically correct, ma i concetti fondamentali devono essere gli stessi, i messaggi che si mandano devono essere i medesimi e tale dev’essere la chiarezza tra cosa si difende e cosa si osteggia.
Nella melassa della telefonata di Vendola tutto questo sfuma nel più collaudato dei meccanismi levantini di rapporti ambigui e di doppiezze assortite: non è un quadro limpido. Sentendo Vendola non si ravvisano reati, ma politicamente uno può chiedersi: “da che parte sta?” . Vendola ora si sgola a dire che molto ha fatto per rendere L’ILVA compatibile con l’ambiente, e al contempo si difende dicendo che difendere i posti di lavoro a Taranto non è una colpa. Vero. Ha fatto molto, ma non abbastanza, tant’è che ancora una volta è dovuta intervenire la magistratura perchè i suoi procedimenti amministrativi cozzavano contro l’enorme potere dei Riva e col ricatto occupazionale.

Quello che ci si aspetta da uno che fa il Governatore della Puglia e il Presidente di SEL è che se deve parlare dell’ILVA ne parli direttamente coi Riva e non coi potenti tirapiedi, che ne parli con la schiena dritta e non supino, che sia responsabile (ci sono in gioco migliaia di posti di lavoro) ma anche fermo. il Direttore dell’Arpa odiato dall’ILVA è un pubblico funzionario, è il “suo” Direttore (non il “nostro” come gli ricorda Archinà) e Vendola non lo difende affatto, anzi, rassicura Archinà dicendo che “ognuno farà la sua parte”…

Possiamo dire con questo che il compagno Nichi Vendola “ha esaurito la sua spinta propulsiva” ? Non lo so. So però che i partiti fondati sulla figura del leader carismatico, appena sfili il leader, cascano come castelli di carte. Da quel che so la soluzione che sta meditando Vendola è un buen retiro al Parlamento Europeo e l’impressione che dà in questo momento l’apparato, il giro stretto di SEL, quello che sta in Parlamento e in Segreteria, è quella di un’estrema preoccupazione su come piazzarsi al prossimo giro elettorale, e in questo senso va letta l’apertura a Renzi.
La politica? Per il momento può attendere…

In conclusione: mi spiace, ma Vendola non mi ha convinto. Se fino ad ora avevo un disaccordo politico sulle recenti scelte sue e del suo gruppo dirigente, (la prospettiva unica dell’alleanza col PD, l’abbraccio mortale con Renzi, etc,) adesso aggiungo anche considerazioni di tipo morale e devo dire che me ne dispiace e ne avrei fatto volentieri a meno.
Vendola è sufficientemente intelligente per capire che il percorso che aveva intrapreso quando fondò SEL è finito, e può trarne le conclusioni da solo.
Per quanto riguarda SEL difficilmente potrà sopravvivere se l’unico collante rimarrà l’alleanza tra ex combattenti e reduci per garantirsi il piccolo, piccolissimo, spazio politico/elettorale che si è riconquistato con il ritorno in Parlamento nel 2013.
Serve tornare all’aria aperta, nel “deserto”, che sarà anche più scomodo ma è più fertile dei “transatlantici”.

Paolo Soglia

Ps
Ne approfitto per ribadire la massima solidarietà al giornalista Luigi Abbate: andate a rivedervi il video, poi confrontate la dignità di quest’uomo rispetto a quella di tutti gli altri protagonisti…

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